Il volume nasce da una serie di seminari organizzati congiuntamente dell'Università di Milano e dall'Università di Bergamo e che aveva visto tra i suoi promotori il compianto Lelio Pagani, grande geografo italiano attento all'ambiente e all'educazione ambientale.
Il capitolo è dedicato proprio al rapporto tra questi due elementi: «L'educazione ambientale ha un forte interesse per il paesaggio. Da un lato vi ricerca il filo del complesso e stratificato intreccio dei rapporti tra cultura e natura, tra esseri umani e ambienti, per vedere come nel tempo il paesaggio si è ridisegnato, come sono cambiate le mappe delle specie vegetali e animali, come sono cambiate tecniche lavorative, fonti e usi dell'energia, caratteristiche e cicli dei materiali, quali soluzioni sono state date al soddisfacimento dei bisogni nelle varie epoche e nei vari popoli. Ciò serve sia a capire gli errori commessi, sia a salvaguardare la memoria di quanto di prezioso è possibile trovare nel passato e a difendere o riscoprire conoscenze locali, tradizionali e/o indigene evolutesi gradualmente e fondate sui limiti imposti dalla natura alle civiltà preindustriali nell'uso di risorse come l'acqua, le foreste, i pascoli, ecc. La storia dell'ambiente insegna che le civiltà che non hanno rispettato tali limiti hanno provocato gravi squilibri e spesso hanno provocato la propria stessa fine.
Dall'altro lato, guardare al paesaggio serve ad interrogarsi sul presente e a progettare un futuro migliore nell'epoca in cui scienza e tecnologia hanno illuso l'umanità di potersi sottrarre a ogni limite.
La costruzione (o meglio, la ri-costruzione) di un paesaggio “sostenibile” passa attraverso la presa di coscienza della responsabilità globale nei confronti del pianeta…»